Quanti risparmi servono per sentirsi benestanti? Scopri cosa significa davvero “stare bene” economicamente oggi

La ricerca della tranquillità economica è un bisogno trasversale che coinvolge ogni fascia sociale, ma il significato concreto di “sentirsi benestanti” o di “stare bene economicamente” è incredibilmente variabile nel tempo, nello spazio e persino tra individui appartenenti alla stessa comunità. In Italia, il tema dei risparmi necessari per raggiungere questo stato assume una dimensione particolarmente interessante, anche alla luce dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni tra crisi sanitarie, inflazione e mutamenti nel lavoro e nei consumi.

Cosa significa essere benestanti oggi

Nel contesto italiano, una delle definizioni più diffuse di benessere economico si riferisce al possesso di un patrimonio superiore al milione di euro. Questa soglia, secondo rilevazioni aggiornate, rappresenta il punto di partenza per essere considerati “benestanti” dal punto di vista del patrimonio accumulato e della solidità finanziaria personale o familiare[Patrimonio – Wikipedia]. Tuttavia, va rilevato che solo una ristretta minoranza di famiglie italiane raggiunge questo traguardo; la gran parte si colloca ben al di sotto.

Per avere una panoramica più dettagliata:

  • Patrimonio superiore a 1 milione di euro: benestanti veri e propri, una fascia d’élite
  • Investitori con depositi superiori a 300.000 euro: 41.000 contribuenti
  • Depositi medi su conto corrente: 14.981 euro nel 2023
  • Conti inferiori a 12.500 euro: circa 2.221 euro in media

Questi numeri mettono in luce quanto sia esigua la fetta di popolazione che raggiunge livelli di accumulo davvero elevati. Per la maggioranza, “benestanza” significa altro: la capacità di affrontare spese impreviste, di garantire serenità alla propria famiglia e di pianificare il futuro senza ansie finanziarie.

I nuovi comportamenti di risparmio in Italia

Negli ultimi anni, il modo in cui gli italiani cercano di “stare bene economicamente” si è trasformato profondamente. Nel 2025, la tendenza dominante è spostare una quota crescente del risparmio dalle semplici giacenze liquide verso forme considerate più sicure o potenzialmente redditizie, come fondi comuni, BTP, assicurazioni e previdenza.

Le scelte finanziarie delle famiglie italiane oggi sono guidate da:

  • Prudenza, per proteggere i risparmi dall’erosione dell’inflazione
  • Ricerca di rendimenti superiori alla semplice liquidità bancaria
  • Obiettivi a lungo termine (pensione, figli, acquisto casa)
  • Una minore fiducia nel solo “conto corrente”

Una curiosità significativa: i risparmi in liquidità pure, cioè in contanti e depositi, restano elevatissimi (circa 1.593 miliardi complessivi), ma cresce la consapevolezza che queste forme non bastano più a garantire benessere futuro. Il successo dei BTP Valore, ad esempio, ne è una prova, dato che nell’ultimo collocamento sono stati raccolti oltre 18 miliardi di euro proprio tra le famiglie risparmiatrici.

Quanto serve (davvero) per stare bene?

Dare una cifra esatta per “sentirsi benestanti” è difficile, perché il concetto dipende molto dalle aspettative personali, dal tenore di vita desiderato, dal luogo in cui si vive, dalla salute e dal numero dei familiari. A livello pratico, però, i dati suggeriscono che:

  • Chi detiene almeno 50.000-100.000 euro di risparmi liquidi (oltre la prima casa) può ragionevolmente affrontare imprevisti e costi importanti (auto, salute, figli, vacanze, ecc.) senza grandi patemi
  • Per “stare bene” e non solo “sopravvivere”, servono entrate sufficienti e un fondo di emergenza pari a sei mesi di spese familiari
  • Il salto alla vera tranquillità economica si ottiene superando i 300.000 euro investiti, soglia che consente davvero di guardare al futuro senza paure materiali

La cifra del milione di euro, se composta non solo da risparmi liquidi ma anche da beni mobili e immobili redditizi, è la soglia comunemente riconosciuta come “vera ricchezza” in Italia. Tuttavia, dal punto di vista pratico, molti italiani si sentono “a posto” con cifre ben inferiori, purché queste permettano di sostenere il proprio stile di vita e garantiscano protezione dagli imprevisti più concreti.

Felicità e sicurezza: non tutto si misura in euro

Sebbene la sicurezza finanziaria sia fondamentale per la serenità familiare e la qualità della vita, è importante ricordare che il concetto di benessere personale non si esaurisce con il denaro disponibile sul conto corrente. Spesso, il senso di “stare bene” nasce da un giusto mix tra:

  • Stabilità finanziaria di base
  • Possibilità di fare scelte libere (tempo libero, viaggi, istruzione, progetti personali)
  • Relazioni affettive solide
  • Tempo di qualità per sé e per i propri cari

Numerosi studi, confermati anche dall’osservazione sociale, mostrano che l’incremento della ricchezza sopra una certa soglia di sicurezza rende poco in termini di reale felicità: la qualità della vita cresce esponenzialmente fino al raggiungimento dei propri obiettivi primari (casa, salute, lavoro tranquillo), poi aumenta più lentamente. Quando la ricchezza serve solo per “avere di più” e non per “vivere meglio”, il suo impatto emotivo si riduce notevolmente.

Alla base del benessere personale c’è spesso la capacità di gestione e pianificazione: poter scegliere, non essere costretti, affrontare la vita con gli strumenti adeguati. In un paese come l’Italia, marcatamente orientato al risparmio privato, i risparmi “sufficienti” sono quelli che permettono di sentirsi liberi dai ricatti del caso, di coltivare le proprie passioni e di dormire sonni tranquilli.

In definitiva, la soglia del “benessere economico” si misura non solo in euro, ma nella possibilità di vivere senza angosce e con la libertà di scegliere. Stare bene, quindi, significa trovare l’equilibrio giusto tra accumulo, gestione del rischio e realizzazione personale, più che raggiungere un traguardo numerico preciso.

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