Per chi soffre di reflusso gastroesofageo, la gestione della dieta è fondamentale per tenere sotto controllo i sintomi e ridurre le recidive di bruciore, rigurgito e fastidio epigastrico. La domanda se chi è affetto da questo disturbo possa mangiare il tonno in scatola è particolarmente sentita, poiché si tratta di un alimento comodo, ricco di proteine e spesso suggerito anche nelle diete ipocaloriche o mediterranee.
Il tonno in scatola e reflusso: rischio reale o eccesso di prudenza?
Il tonno, in generale, è un pesce magro e ricco di proteine ad alto valore biologico. Tuttavia, il tonno in scatola subisce un processo di conservazione che prevede spesso l’aggiunta di olio o altri liquidi, e la combinazione di questi elementi può variare l’impatto sull’apparato digerente, specialmente in chi soffre di reflusso. Molti specialisti di nutrizione e gastroenterologia sottolineano che il tonno fresco può essere parte di una dieta per il reflusso, ma il giudizio si fa più cauto su quello in scatola.
Alcune linee guida suggeriscono di limitare o evitare il tonno in scatola per la presenza, oltre che di olio, anche di sale e altri conservanti che possono irritare la mucosa gastrica o aumentare la produzione di succhi acidi, favorendo il contatto con l’esofago e stimolando i sintomi del reflusso. D’altro canto, altre fonti specificano che il tonno, così come altri pesci azzurri, può essere consumato senza particolari problemi, purché si scelgano versione naturali e non sott’olio, e si presti attenzione al modo in cui viene inserito nella dieta quotidiana.
Criteri di scelta e consigli pratici
Molto dipende dal tipo di tonno in scatola scelto. Quello al naturale (cioè senza olio aggiunto, immerso solo in acqua o salamoia leggera) è di solito meglio tollerato:
- Il tonno al naturale presenta un contenuto lipidico inferiore rispetto a quello sott’olio, il che può facilitare la digestione e ridurre il carico di lavoro sullo stomaco.
- Attenzione al contenuto di sale: livelli elevati di sodio possono favorire la ritenzione idrica e peggiorare alcuni sintomi digestivi, quindi è utile sciacquare il tonno sotto l’acqua corrente prima del consumo e prediligere le marche a basso contenuto di sale.
- Va limitato il consumo di tonno in scatola se si manifestano episodi persistenti di bruciore retrosternale o dolore epigastrico subito dopo il consumo.
- Se consumato all’interno di ricette elaborate, come sughi con pomodoro, soffritti o condimenti grassi, il rischio di accentuare il reflusso cresce sensibilmente.
Scegliere modalità di cottura semplici e condimenti leggeri aiuta a ridurre l’incidenza dei sintomi: un classico esempio è la pasta al tonno condita solo con un filo d’olio extravergine a crudo e, eventualmente, aromi naturali come scorza di limone, che possono anche favorire la digestione. Alcuni esperti suggeriscono persino l’aggiunta di zenzero grattugiato, noto per le sue qualità antinfiammatorie, purché ben tollerato a livello personale.
Altri alimenti alleati e nemici nella dieta per il reflusso
Oltre al tonno, la gestione dei sintomi da reflusso si basa su alcune regole generali, che mettono il focus sia sugli alimenti da prediligere sia su quelli da limitare. Fra i cibi più consigliati rientrano:
- Pesci magri come merluzzo, orata e branzino, di solito più delicati e digeribili rispetto ai pesci più grassi o alle conserve sott’olio.
- Cereali integrali, per la loro capacità di facilitare la motilità intestinale senza appesantire la digestione.
- Verdure cotte (patate, carote, zucchine), da evitare però i metodi di cottura pesanti (frittura, soffritti)
- Frutta non acida, come mele e pere, preferibilmente lontano dai pasti principali.
Vanno invece ridotti o eliminati:
- Alimenti grassi o fritti, che aumentano la pressione gastrica e la durata della permanenza del cibo nello stomaco.
- Prodotti industriali e lavorati, spesso ricchi di additivi e conservanti poco tollerati dal delicato equilibrio digestivo.
- Insaccati, affumicati, e conserve ittiche come acciughe, pesce in salamoia o piatti pronti, tra cui viene spesso inserito anche il tonno in scatola in alcune linee guida più restrittive.
- Pomodoro, agrumi, cioccolato, alcool, caffè, spezie piccanti, che possono irritare la mucosa e peggiorare i sintomi.
Considerazioni personalizzate e ruolo delle intolleranze individuali
È importante ribadire che la tolleranza personale al tonno in scatola varia da individuo a individuo. Se, dopo aver integrato il tonno nella dieta, si manifestano sintomi di acidità dello stomaco, rigurgito o crampi addominali, è bene sospendere l’assunzione e segnalarlo al proprio medico o nutrizionista di fiducia.
Fondamentale è anche la modalità di consumo: mangiare lentamente, masticare bene e suddividere i pasti durante la giornata può ridurre la pressione sullo stomaco e limitare il rischio di reflusso. Una dieta che sia equilibrata, ricca di cibi freschi e povera di grassi di origine animale, rimane la strategia migliore per minimizzare i fastidi associati a questa patologia.
In conclusione, il tonno in scatola non è universalmente vietato a chi soffre di reflusso gastroesofageo, ma la sua introduzione deve essere valutata caso per caso, privilegiando le versioni al naturale e facendo attenzione alle quantità e alle modalità di preparazione. Il rispetto delle regole generali di una corretta alimentazione per il reflusso e la consulenza di uno specialista sono sempre le armi migliori per trovare il proprio equilibrio alimentare.
Per chi desidera approfondire il tema delle abitudini alimentari nei casi di disturbi gastrici, può risultare utile un approfondimento sulle patologie correlate come la malattia da reflusso gastroesofageo, che fornisce sia una panoramica dei sintomi che consigli sulla gestione a lungo termine di questa condizione cronica. Un altro link tematico utile, sempre su Wikipedia, tratta le cause e le possibili complicanze del problema, integrando preziose informazioni cliniche.