Sai oggi come si cura l’osteoporosi: ecco quanto dura davvero il trattamento

L’osteoporosi è una condizione cronica caratterizzata dalla progressiva perdita di massa e qualità del tessuto osseo, con conseguente aumento del rischio di fratture, in particolare in età avanzata e tra le donne in post-menopausa. Sebbene questa malattia non possa essere del tutto guarita, le moderne terapie permettono di rallentarne significativamente l’evoluzione, ridurre il rischio fratturativo e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Negli ultimi anni il panorama terapeutico si è arricchito di nuove opzioni e strategie, che richiedono percorsi di trattamento di durata variabile a seconda del farmaco utilizzato, della gravità della patologia e delle caratteristiche del singolo individuo.

Panoramica delle terapie attuali

Il trattamento dell’osteoporosi si fonda principalmente su tre pilastri: farmaci specifici, integrazione nutrizionale e modifiche dello stile di vita. L’obiettivo non è tanto far regredire il danno osseo—irreversibile nei casi avanzati—quanto rallentare il processo di perdita di massa ossea e prevenire le fratture da fragilità, la conseguenza più temibile della malattia.

Terapie farmacologiche

I farmaci utilizzati nell’osteoporosi agiscono su differenti meccanismi cellulari. I principali includono:

  • Bifosfonati (come alendronato, risedronato, ibandronato, zoledronato): riducono il riassorbimento del tessuto osseo inibendo l’attività degli osteoclasti.
  • Denosumab: anticorpo monoclonale che blocca i segnali che stimolano i processi di riassorbimento osseo.
  • Modulatori selettivi del recettore estrogenico: agiscono sull’osso imitando l’effetto protettivo degli estrogeni.
  • Ormoni anabolici (teriparatide, romosozumab, abaloparatide): stimolano gli osteoblasti, favorendo la formazione di nuovo tessuto osseo.
  • Supporto con integratori di calcio e vitamina D, spesso necessario per garantire il corretto “metabolismo scheletrico” e la massima efficacia delle altre terapie.

    Negli ultimi mesi è stata introdotta in Italia una nuova opzione terapeutica, abaloparatide, particolarmente indicata nelle donne in post-menopausa a elevato rischio di frattura. Secondo dati clinici recenti, questo farmaco è in grado di attivare la formazione di nuovo tessuto osseo e ridurre in modo significativo sia le fratture vertebrali (-88%) sia le fratture osteoporotiche maggiori (-69%) rispetto al placebo.

    Durata del trattamento

    Un aspetto cruciale riguarda la durata effettiva dei trattamenti. Non esistono protocolli universali, ma le linee guida internazionali e la pratica clinica suggeriscono diversi approcci in funzione del farmaco utilizzato, del rischio del singolo paziente e della risposta al trattamento.

    Bifosfonati

    Questi farmaci vengono solitamente prescritti per periodi di 3-5 anni. Dopo questo intervallo si valuta un’eventuale “pausa terapeutica” monitorando attentamente il rischio di nuove fratture, in quanto l’effetto protettivo residuo persiste anche dopo la sospensione a lungo termine grazie all’incorporazione del farmaco nell’osso.

    Denosumab

    La terapia con denosumab richiede un’assunzione continuativa ogni sei mesi, senza interruzioni arbitrarie, poiché la sospensione improvvisa può portare a una rapida perdita della massa ossea acquisita. La durata tipica del trattamento varia dai 3 ai 5 anni, con rivalutazione periodica del rischio e delle condizioni cliniche.

    Ormoni anabolici

    Farmaci come teriparatide e abaloparatide sono utilizzati in cicli terapeutici brevi, generalmente fino a 24 mesi per ciclo. Questo limite è imposto sia dagli studi di sicurezza a lungo termine sia dal profilo di efficacia: dopo tale periodo spesso si passa a un trattamento di mantenimento con bifosfonati o denosumab per consolidare i benefici ottenuti.

    Modulatori selettivi dei recettori estrogenici

    La durata è variabile e può andare da pochi anni fino a sei anni o più, in base all’età della paziente e alla presenza di fattori di rischio aggiuntivi.

    Monitoraggio e personalizzazione della terapia

    L’approccio terapeutico all’osteoporosi deve essere personalizzato. Il medico valuta periodicamente la densità minerale ossea tramite la densitometria (MOC), l’andamento degli indici di qualità ossea (TBS, BSI, HSA) e la storia clinica del paziente. In base ai risultati, può decidere di proseguire con il farmaco in corso, modificarlo, sospenderlo temporaneamente (“drug holiday”) o passare a una terapia differente.

    Il monitoraggio regolare permette inoltre di prevenire o gestire eventuali effetti collaterali, come le rare osteonecrosi mascellari da bifosfonati o il rischio di ipocalcemia con denosumab.

    Interventi complementari e importanza della gestione integrata

    Oltre alle terapie farmacologiche, risulta fondamentale curare fattori di rischio e stili di vita. Gli specialisti raccomandano:

  • Regolare attività fisica, preferendo esercizi che stimolano la resistenza e l’equilibrio (camminata, ginnastica dolce, Tai Chi).
  • Alimentazione ricca di calcio e vitamina D, con attenzione all’assunzione di latticini, pesce, uova, legumi e verdure a foglia verde.
  • Riduzione del consumo di alcolici e sospensione del fumo di tabacco.
  • Prevenzione attiva delle cadute domestiche (abolizione di tappeti, punti luminosi notturni, scarpe sicure).
  • Screening e trattamento di patologie concomitanti che possono aumentare il rischio di fratture come l’artrite reumatoide, il diabete, le nefropatie croniche o i disturbi endrocrini.

    Queste misure, integrate alla terapia farmacologica, concorrono a mantenere la migliore salute ossea possibile negli anni.

    Nuove prospettive terapeutiche

    La recente introduzione di abaloparatide inaugura una nuova era nel trattamento farmacologico dell’osteoporosi. A differenza delle terapie tradizionali volte principalmente a ridurre la perdita di densità minerale ossea, questo farmaco ha un effetto anabolico, stimolando la formazione di nuovo tessuto osseo. I principali vantaggi di abaloparatide sono:

  • Rapida riduzione del rischio di fratture vertebrali e non vertebrali.
  • Miglioramento sia quantitativo che qualitativo della matrice ossea.
  • Tolerabilità favorevole rispetto a precedenti opzioni anaboliche.

    Si stima che il ciclo terapeutico con abaloparatide abbia una durata massima di 24 mesi, seguito da un consolidamento con altri farmaci per il mantenimento dei risultati, secondo protocolli validati a livello internazionale.

    Gli specialisti prevedono che l’utilizzo combinato e sequenziale di farmaci con diversi meccanismi d’azione rappresenti, nei prossimi anni, la strategia più efficace nel ridurre l’onere clinico e sociale delle fratture da fragilità nell’anziano.

    L’osteoporosi, dunque, va gestita come una malattia cronica: richiede terapie protratte nel tempo, personalizzate in base alla storia e ai fattori di rischio individuali, e un costante monitoraggio della risposta clinica e strumentale. Sebbene non sia reversibile, la sua evoluzione può oggi essere controllata e il rischio di fratture drasticamente abbattuto grazie alle nuove opzioni terapeutiche, a una diagnosi tempestiva e alla collaborazione attiva del paziente nella gestione quotidiana della propria salute.

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